BUONO A SAPERSI “IN SANITA”
Scopri le notizie sulla Sanità : leggi e approfondisci BUONO A SAPERSI IN SANITÀ.
La Sanità è un tema di vitale importanza per ogni cittadino. Con il continuo evolversi delle leggi, delle tecnologie e delle pratiche mediche, è fondamentale rimanere aggiornati.
BUONO A SAPERSI è la nuova rubrica pensata per aiutarti a capire meglio come funziona la burocrazia sanitaria. Con un linguaggio semplice e diretto, Chiara Prinzi, esperta in comunicazione sanitaria, ti guiderà passo passo per semplificare il tuo accesso alle cure, conoscere i tuoi diritti e doveri e orientarti facilmente in un sistema spesso complesso ma fondamentale per la tua salute.
In questa sezione, troverai tutte le notizie più recenti e gli approfondimenti su ciò che è BUONO A SAPERSI IN SANITÀ.
31/03/2025
1: Le informazioni sulla Sanità
IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA SANITARIO ITALIANO
Universalità, uguaglianza ed equità al centro di un modello unico al mondo.
Dal 1978, anno di istituzione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) con la Legge 833, l’Italia ha tradotto in pratica l’articolo 32 della propria Costituzione, che riconosce il diritto alla salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Questo principio si è concretizzato in un modello basato sull’accesso universale alle cure, indipendentemente dal reddito o dalla regione di residenza.
Un privilegio enorme se consideriamo che in altri Paesi l’accesso alle cure esclude grosse fette di popolazione che non possono permettersi di pagare una assicurazione sanitaria.
I livelli Essenziali di Assistenza (I Lea)
Il sistema sanitario italiano mette a disposizione del cittadino tutto quanto è esplicitamente contenuto all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza, i cosiddetti Lea; se una cura è nei Lea teoricamente lo Stato è tenuto a garantirla, gratuitamente o dietro pagamento del Ticket. I Lea si reggono su tre pilastri:
- Programmi di sanità pubblica e prevenzione collettiva: come ad esempio i programmi vaccinali, la sicurezza alimentare, la sorveglianza sulle malattie infettive, la sorveglianza e la prevenzione delle malattie croniche, la programmazione di screening;
- Attività assistenza ospedaliera, come ad esempio i pronto soccorso, la riabilitazione e le lungodegenze, i centri trasfusionali, le attività legate ai trapianti;
- Attività di assistenza distrettuale diffuse sul territorio: il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta, l’assistenza farmaceutica, l’assistenza domiciliare, ma anche l’attività specialistica ambulatoriale e l’emergenza sanitaria territoriale, cioè il servizio del 118 (e del 112, se attivo nella vostra Regione).
Il Ruolo delle Regioni
Con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, le competenze sanitarie sono state trasferite dallo Stato alle Regioni, creando di fatto 21 servizi sanitari regionali. Si è così stabilita una suddivisione su tre livelli:
- Livello nazionale: comprende gli organi di indirizzo per cui parlamento e governo interagiscono con la Conferenza Stato Regioni, l’organo di raccordo finalizzato proprio alla collaborazione istituzionale tra Stato e Regioni supportati da organi tecnico scientifici come l’Istituto Superiore di Sanità, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), L’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) e gli istituti zooprofilattici sperimentali;
- Livello regionale: Le regioni gestiscono e organizzano il servizio sul proprio territorio, applicando le norme nazionali;
- Livello locale:Le Aziende Sanitarie Locali (ASL) o Aziende Socio-Sanitarie Territoriali (ASST), insieme alle Aziende Ospedaliere, assicurano le prestazioni sanitarie quotidiane. I Comuni collaborano alla prevenzione, all’assistenza domiciliare e ai servizi sociosanitari integrati.
Questa ampia autonomia regionale permette di adattare i servizi alle esigenze specifiche dei territori, ma può anche generare disuguaglianze nell’offerta e nella
qualità delle cure, alimentando il fenomeno della mobilità sanitaria interregionale. Alcune Regioni, più virtuose, riescono infatti a potenziare i propri servizi e a richiamare pazienti da altre Regioni (mobilità attiva), mentre altre faticano ad offrire prestazioni adeguate (mobilità passiva), con un importante aggravio di spesa per le regioni stesse. La mobilità passiva infatti rappresenta un costo per le Regioni; nel 2024 la Fondazione Gimbe ha stimato che nel 2021 la Regione Sardegna abbia speso oltre 64 milioni di euro in prestazioni di mobilità passiva.
Come si finanzia il sistema sanitario nazionale?
Il sistema è per la gran parte finanziato e sostenuto dalla fiscalità generale: le tasse dei cittadini e i contributi dei lavoratori e delle imprese. Ciò significa che, almeno nelle intenzioni, la salute è vista come un bene comune, finanziato solidalmente da tutti. I servizi essenziali sono gratuiti, altri prevedono una compartecipazione del cittadino, altri invece, considerati non essenziali, sono a pagamento:
- Prestazioni garantite a titolo gratuito: La medicina di base (medico di famiglia e pediatra di libera scelta), le emergenze/urgenze, i ricoveri ospedalieri, e i percorsi di cura per molte malattie croniche sono coperti senza costi diretti per il cittadino.
- Il Ticket sanitario: Per alcuni esami diagnostici, visite specialistiche o prestazioni ambulatoriali può essere richiesto al cittadino il pagamento del ticket, una quota di compartecipazione alle ingenti spese del servizio sanitario nazionale. Tuttavia, sono previste numerose esenzioni in base a reddito, età, patologie croniche o invalidità.
- I Farmaci: I farmaci considerati essenziali o indispensabili per la salute sono forniti gratuitamente o con costi ridotti, mentre quelli non essenziali, o le classi di farmaci a fascia C, restano interamente a carico del cittadino.
Il cittadino può affidarsi ai servizi di ospedali e ambulatori pubblici o a strutture private accreditate dal sistema sanitario nazionale, sia nella propria regione che in altre Regioni Italiane.
Pur con le sue grandi criticità Il Sistema Sanitario Italiano è un pilastro della nostra società, una conquista collettiva che garantisce una solida assistenza sanitaria. Conoscere come funziona, quali diritti ci spettano e come usufruirne al meglio, è il primo passo per operare scelte consapevoli.
Chiara Prinzi
07/04/2025
2: TICKET SANITARIO
TICKET SANITARIO: ECCO COME FUNZIONA LA QUOTA DI COMPARTECIPAZIONE
Il ticket sanitario rappresenta la quota di compartecipazione diretta dei cittadini alla spesa pubblica per l’assistenza sanitaria fornita dallo Stato e dalla Regione di riferimento. Secondo quanto stabilito dai Livelli essenziali di assistenza (LEA), definiti con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017, sono diverse le prestazioni per le quali viene richiesto il pagamento di un ticket. Tra queste rientrano le visite specialistiche, gli esami di diagnostica strumentale, gli esami di laboratorio, le prestazioni erogate in pronto soccorso non classificate come emergenze o urgenze (codici bianchi) e non seguite da ricovero, e le cure termali.
Il costo massimo del ticket
L’importo del ticket varia in base alla Regione di appartenenza. Il range di spesa oscilla dai 36,15 ai 45,15 euro, con la possibilità che tale quota massima cambi a seconda delle delibere locali.
Per calcolare il ticket, gli operatori del Centro Unico di Prenotazione (CUP) sommano le tariffe di ogni singola visita o esame indicato nella ricetta (le singole tariffe sono definite nel Nomenclatore tariffario regionale della specialistica ambulatoriale) e, anche se il totale è superiore alla soglia, il ticket non supera la quota massima stabilita dalla regione di riferimento.
In Sardegna, ad esempio, il ticket massimo ammonta 46,15 euro per chi non gode si alcuna esenzione.
I dati completi, aggiornati al 2024, sono disponibili sul suto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Monitoraggio della spesa sanitaria 2024).
Inoltre, in Sardegna è stato recentemente approvato il “Nomenclatore e Catalogo delle prestazioni specialistiche ambulatoriali erogabili nell’ambito del Servizio sanitario regionale” in vigore dal 30 dicembre 2024 consultabile online sul sito della RAS.
Validità dell’impegnativa
L’impegnativa ha validità di sei mesi dalla data di rilascio, che è riportata sull’impegnativa. La prestazione deve quindi essere erogata entro questo arco temporale. Il superamento dei 180 giorni richiede una nuova emissione dell’impegnativa da parte del medico di medicina generale.
Il numero di prestazioni sulla stessa ricetta
La normativa nazionale prevede che su un’unica impegnativa possano essere prescritte fino a un massimo di otto prestazioni ambulatoriali, purché appartengano alla stessa branca specialistica (ad esempio, esami di laboratorio) e abbiano un collegamento clinico (ossia siano richieste nell’ambito della stessa indagine diagnostica o per lo stesso problema di salute).
È fondamentale ricordare che le norme possono variare da una regione all’altra, per evitare inconvenienti è dunque sempre consigliabile confrontarsi con il proprio medico di medicina generale.
Chiara Prinzi
Continua a seguirci per le notizie più aggiornate sulla Sanità e per ulteriori approfondimenti. La salute è il nostro bene più prezioso, quindi restare informati è fondamentale! 14/4/2025
3) TAC e Risonanza Magnetica: quando la ricetta del medico di base potrebbe non bastare
TAC e Risonanza Magnetica: quando la ricetta del medico di base potrebbe non bastare Potrebbe capitare, al momento di effettuare un esame radiologico come una Tac o Risonanza Magnetica, di vedersi chiedere, oltre all’impegnativa del proprio medico di medicina generale, anche la prescrizione dello specialista che ha suggerito l’approfondimento diagnostico. Un inconveniente non raro, collegato all’applicazione della delibera n. 99 dell’11/05/2023, emanata dal Direttore Generale ARES, che disciplina le procedure di controllo sull’appropriatezza delle prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate dai privati accreditati e convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
La Regione Autonoma della Sardegna, in quanto soggetto finanziatore, stabilisce l’entità delle risorse da destinare alle prestazioni sanitarie sul proprio territorio. Nell’ottica di garantire la sostenibilità economica del sistema, la Regione richiede alle strutture private accreditate un rendiconto dettagliato delle procedure effettuate, così da verificarne l’appropriatezza.
Nel caso specifico di esami come Tac o Risonanze Magnetiche, la Regione considera “valida”, e dunque rimborsabile, solo la prestazione provvista sia di impegnativa de medico di medicina generale, sia della richiesta del medico specialista. Se uno di questi requisiti manca, la prestazione rischia di non essere rimborsata alla struttura che l’ha già erogata.
Pur non avendo l’obbligo di rendicontazione alla Regione, anche molti ospedali pubblici richiedono il doppio documento, proprio per erogare l’esame diagnostico quando realmente necessario.
La delibera ARES definisce anche le modalità di controllo; Entro il 10 di ogni mese, le strutture sanitarie private accreditate sono tenute a rendicontare tutte le prestazioni eseguite nel mese precedente. Sulla base delle informazioni inviate, le strutture ricevono il rimborso economico delle procedure ritenute appropriate fino al raggiungimento del tetto di spesa stanziato per quella specifica struttura.
La regione, sulla base della risultante dei controlli sanitari e di appropriatezza effettuati, contesta alla struttura erogante le prestazioni non ammesse al pagamento. Ogni Tac e Risonanza magnetica non opportunamente corredata da impegnativa del medico curante e da richiesta del medico specialista non viene considerata valida dalla Regione e quindi non rimborsata.
In conclusione, quello che può sembrare un eccesso di zelo da parte di alcune strutture del territorio, fa parte di un meccanismo di controllo volto a garantire l’uso efficiente delle risorse pubbliche e la sicurezza dei pazienti.
Chiara Prinzi
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4) I PERCORSI DI TUTELA: che cosa è e come si accede.
28/04/2025
I percorsi di tutela sono procedure specifiche adottate dagli enti del Servizio Sanitario Regionale per garantire ai cittadini l’accesso alle prestazioni specialistiche quanto i tempi previsti dalle prescrizioni mediche non vengono rispettati.
Nonostante siano recentemente diventati argomento di discussione pubblica, questi percorsi sono da tempo contemplati da normative nazionali anche se manca ad oggi una guida chiara su come attivarli concretamente.
Per colmare questa lacuna, il 21 agosto del 2024, la Regione Sardegna, con la deliberazione 30/17, ha definito in maniera precisa le modalità di attivazione e fruizione dei percorsi di tutela. La delibera regionale precisa che queste procedure sono valide esclusivamente per le richieste di primo accesso ovvero per le visite e le prestazioni diagnostiche/terapeutiche che rappresentano il primo contatto del paziente con il Sistema Sanitario Regionale rispetto ad uno specifico problema di salute.
Ogni altra prestazione che segue la prima visita è da considerarsi all’interno della presa in carico della struttura ospedaliera o ambulatoriale e pertanto non rientra nelle fattispecie dei percorsi di tutela.
La procedura prevede inizialmente un contatto con il CUP regionale, incaricato di individuare la disponibilità della prestazione richiesta prioritariamente presso la Asl di residenza del paziente e successivamente a livello regionale. Se il servizio non riesce a trovare una disponibilità nei tempi stabiliti, la prestazione viene inserita nel cosiddetto “contenitore di Garanzia”. Da qui, ogni Asl è chiamata ad intervenire con soluzioni concrete per garantire il rispetto delle tempistiche, come l’utilizzo di slot aggiuntivi, attività di overbooking, apertura straordinaria nei weekend, richieste di disponibilità ad altre aziende sanitarie locali/ Aziende ospedaliere o universitarie o ad erogatori privati accreditati e l’utilizzo della libera professione intramuraria.
In assenza di soluzioni, il paziente viene inserito in una “Pre – lista” e ricontattato dall’Azienda, che gli fornirà l’appuntamento con una tempistica che consenta di rispettare la priorità definita dalla prescrizione.
Qualora, nonostante tutte queste azioni, il sistema sanitario regionale non riesca comunque a garantire la prestazione, secondo il decreto legislativo n.124 del 1998, il cittadino può richiedere che la stessa venga effettuata in regime di libera professione intramuraria, ponendo a carico dell’Azienda sanitaria il corso della prestazione al netto dell’eventuale ticket dovuto.
La Regione Sardegna chiarisce però che questa opzione rappresenta una soluzione estrema e residuale, sottolineando categoricamente che non sono ammessi rimborsi per prestazioni già erogate senza preventiva autorizzazione.
Ogni richiesta di prestazione in regime di libera professione deve quindi essere preventivamente autorizzata dalla Asl di competenza.
- A cura di Chiara Prinzi
05/05/2025
5) Come Leggere correttamente le impegnative sanitarie: guida pratica alle prescrizioni ambulatoriali e strumentali.
Nel panorama della sanità italiana, l’impegnativa medica rappresenta uno strumento cruciale per accedere a visite specialistiche, esami diagnostici e prestazioni terapeutiche a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Rilasciata dal medico di medicina generale (MMG) o da uno specialista accreditato, l’impegnativa ha un ruolo strategico nell’ottimizzazione delle risorse sanitario e nella gestione delle liste d’attesa.
Negli ultimi anni, il processo di digitalizzazione ha portato alla dematerializzazione della ricetta, rendendo il sistema più efficiente e tracciabile. Oggi, le prescrizioni vengono trasmesse elettronicamente dal medico al Sistema di Accoglienza Centrale (SAC) tramite un software gestionale. Questo sistema effettua una serie di controlli automatici – dalla verifica dei dati dell’assistito e del medico prescrittore, alla validazione dei codici di esenzione, dei farmaci, delle prestazioni e della loro correttezza formale. Se la procedura va a buon fine, al documento viene attribuito un Numero di Ricetta Elettronica (NRE) e viene generato un promemoria, che l’assistito può stampare o consultare online dal Fascicolo Sanitario Elettronico.
Ma come si legge correttamente un’impegnativa sanitaria? Nonostante alcune variazioni regionali, ogni ricetta segue una struttura standard che include i seguenti campi fondamentali:
- Dati dell’assistito Comprendono nome, codice fiscale e indirizzo di residenza. Servono ad identificare con precisione l’assistito e ad associarlo al suo profilo sanitario.
- NRE (numero di ricetta elettronica): è un codice di 15 cifre situato in altro a destra sotto il codice a barre. È essenziale per la prenotazione della prestazione e per il riconoscimento della prescrizione da parte del sistema.
- Dati del Medico Prescrittore: Include nome, cognome e codice fiscale del medico. Nella sezione “Disposizioni Regionali” è indicato il ruolo del medico prescrittore (MMG o Specialista). Questo dettaglio è determinante per alcune prestazioni che possono essere prescritte solo da uno specialista, come Risonanze Magnetiche e Tac. In tali casi, l’impegnativa del solo medico di base non è sufficiente e sarà richiesto all’assistito di presentare, al momento dell’accettazione, anche la richiesta dello specialista. Se invece il medico prescrittore è uno specialista sarà sufficiente la sola impegnativa.
- Codice Esenzione: Se il paziente ha diritto all’esenzione dal ticket sanitario, il relativo codice deve essere indicato chiaramente sulla ricetta. In sua assenza, al momento dell’accettazione non sarà possibile applicare l’esenzione.
- Priorità della Prescrizione: Informazione obbligatoria per i primi accessi e indica la tempistica entro la quale il medico prescrittore ritiene si debba eseguire l’esame o la visita specialistica. Le priorità si dividono in U (urgente, entro le 72 ore), B (Breve entro 10 giorni), D (differibile entro 30 giorni per le visite ed entro 60 giorni per accertamenti diagnostici), P (programmabile (entro 180 giorni).
- Quesito diagnostico: L’indicazione della diagnosi o el sospetto diagnostico è obbligatoria. Il medico descrive le ragioni cliniche che giustificano la necessità della prestazione (ad es. sospetta patologia, sintomatologia specifica, etc.). Il quesito diagnostico è vincolante anche per l’erogatore della prestazione. In mancanza di un quesito diagnostico appropriato in relazione al codice della prestazione, la Regione non rimborserà alla struttura la prestazione erogata all’assistito.
- Codice della prestazione: Il Catalogo delle prestazioni specialistiche ed esami riporta l’elenco delle prestazioni sanitarie prescrivibili ed erogabili nel territorio sardo, a ciascuna dele quali è associato un codice identificativo del nomenclatore tariffario regionale. Nelle prescrizioni è corretto riportare entrambi i codici che permettono all’erogatore di identificare immediatamente la prestazione, ed è fondamentale anche nel successivo processo di rendicontazione e gestione amministrativa. Nel nostro esempio riportiamo:
89.7 (S08V01) – VISITA CARDIOLOGICA
Codice nomenclatore (codice catalogo) – descrizione catalogo
Conoscere i campi dell’impegnativa sanitaria è un tassello fondamentale per costruirsi un bagaglio di conoscenze utili a compiere scelte consapevoli e ad orientarsi con maggiore sicurezza nel complesso universo della burocrazia sanitaria che affrontiamo ogni giorno.
A cura di: Chiara Prinzi
9 maggio 2025
6) Come si prenota una prestazione ambulatoriale in convenzione con il sistema sanitario?
Può capitare, e spesso capita, che arrivi il momento di prenotare autonomamente una prestazione sanitaria e di non sapere a chi rivolgersi e in che modo farlo.
Questo succede frequentemente in giovane età, soprattutto quando si è abituati a beneficiare del supporto familiare anche per le questioni burocratiche sanitarie.
È importante sapere che il nostro primo punto di riferimento è sempre il medico di medicina generale, chiamato fino a poco tempo fa, non a caso, il “medico di famiglia”.
In caso di necessità, dunque, è opportuno fissare un primo incontro con il proprio medico, che, dopo aver ascoltato e valutato la situazione ci indicherà il percorso più appropriato, sia esso diagnostico o terapeutico. Qualora lo ritenga necessario, il medico potrà prescrivere ulteriori accertamenti come una visita specialistica ambulatoriale, analisi, esami diagnostici strumentali, fornendoci il promemoria cartaceo della ricetta dematerializzata.
Il promemoria, disponibile anche online tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico, contiene le nostre informazioni personali, il codice NRE (numero di Ricetta Elettronica), il tipo di prestazione richiesta con relativi codici identificativi, eventuali esenzioni, il livello di urgenza e il quesito diagnostico, cioè il sintomo o la presunta causa del problema.
Ho l’impegnativa, come prenoto?
Con l’impegnativa in mano, è possibile chiamare il Cup (Centro Unico di Prenotazione), che può essere regionale o relativo ad una singola struttura ospedaliera. In Sardegna, ad esempio, è disponibile anche il CUPWEB, un pratico servizio online per il quale è necessario possedere un’identità digitale Spid. In alternativa, laddove previsto, ci si può recare direttamente agli sportelli fisici del Cup per effettuare la prenotazione. Tutte le informazioni necessarie alla prenotazione sono già indicate nell’impegnativa.
E se non ho l’impegnativa?
Nel caso in cui non sia ottenere una visita in tempi brevi tramite il sistema sanitario pubblico, on in assenza della prescrizione del medico di medicina generale, si può ricorrere alla modalità privata (attività solvente). In questo caso non è necessaria alcuna prescrizione.
Il giorno dell’appuntamento.
Il giorno dell’appuntamento arrivati in ospedale, la prima cosa da fare è l’accettazione, durante la quale il personale verificherà la prenotazione, i documenti d’identità, ritirerà l’impegnativa cartacea e predisporrà il pagamento del ticket sanitario, se previsto. Al termine di questa procedura, il paziente riceve una ricevuta di pagamento e, spesso, un numero identificativo con il quale verrà chiamato dall’ambulatorio per la visita o la prestazione richiesta.
E dopo la visita?
Al termine della visita specialistica verrà rilasciato un referto che è opportuno condividere con il proprio medico di medicina generale per definire gli eventuali passi diagnostici o terapeutici.
A volte, lo stesso medico specialista può avere la possibilità di prescriverci, su ricetta rossa, eventuali ulteriori approfondimenti diagnostici.
Perché è importante disdire una prestazione prenotata?
È molto importante, sia per ragioni burocratiche che morali, disdire tempestivamente eventuali prestazioni già prenotate.
Dal punto di vista burocratico, una volta che si prenota una prestazione tramite il sistema sanitario, l’impegnativa viene “presa in carico”, cioè, “bloccata” dal sistema stesso di prenotazione e non può essere utilizzata altrove. Se la prestazione non viene annullata per tempo, l’impegnativa diventa inutilizzabile, e sarà necessario richiedere una nuova prescrizione al vostro medico di medicina generale.
Dal punto di vista morale, specialmente in un contesto sanitario delicato come quello attuale, prenotare una prestazione e non usufruirne è una grave mancanza di rispetto verso altri pazienti che attendono di poter effettuare la stessa prestazione. Un atteggiamento molto negativo che peraltro si ripercuote a cascata su tutti noi, e che contribuisce ad allungare le liste d’attesa.
Chiara Prinzi
22/05/2025
A cura di Chiara Prinzi
Come è organizzato il sistema sanitario regionale della Sardegna?
La Regione Automa della Sardegna[1] dal 2022 ha adottato un modello organizzativo che prevede l’organizzazione sanitaria organizzata in sette enti:
- la creazione di ARES Sardegna quale centrale operativa di supporto alle altre aziende del SSR;
- la creazione di otto ASL (aziende sanitarie locali), in sostituzione dell’ ATS, con l’obiettivo riavvicinare servizi territoriali al cittadino e garantire un miglior soddisfacimento dei bisogni di salute della collettività;
- la conferma delle AOU di Cagliari e dell’ AOU di Sassari e dell’ARNAS “Brotzu” relativamente all’erogazione di prestazioni di all’alta ed altissima complessità;
- la conferma di AREUS quale soggetto deputato e garantire, gestire e rendere omogeneo nel territorio della Sardegna il soccorso sanitario di emergenza-urgenza territoriale;
- la conferma dell’IZS, l’istituto zooprofilattico.
ARES
L’Azienda Regionale della Salute (ARES) Sardegna rappresenta il fulcro della gestione centralizzata del sistema sanitario regionale e ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza, la qualità e l’integrazione dei servizi sanitari regionali svolgendo attività centralizzate per tutte le aziende sanitarie della Sardegna, come gestione di gare e contratti per beni e servizi, selezione del personale, gestione economica e previdenziale, implementazione di sistemi informativi e telemedicina, monitoraggio, distribuzione e logistica, nonché svolge i controlli di appropriatezza delle prestazioni erogate da tutti i presidi sanitari dell’isola, sia pubblici che privati accreditati.
L’Ares inoltre ha il compito di sviluppare e diffondere la cultura della sanità digitale attraverso l’implementazione della cartella elettronica e del fascicolo sanitario elettronico per le ricerche epidemiologiche.
Infatti, l’azienda aggiorna annualmente il piano di sanità digitale, (LEAD) orientato ad individuare i livelli essenziali di sanità digitale.
ASL
Se l’Ares svolge attività centralizzate a beneficio di tutte le altre aziende sanitarie del territorio, Le Asl sono enti il cui campo d’azione è strettamente legato al territorio di riferimento. Possiamo considerarle come gli strumenti operativi del Servizio sanitario regionale, in Sardegna sono otto. Ogni Asl si dota di un proprio Atto aziendale nel quale sono riportati gli indirizzi di attività e gli obiettivi di salute previsti che comprendono la valorizzazione del coinvolgimento responsabile dei cittadini, degli operatori e degli utenti nelle questioni concernenti la salute in quanto diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Vediamole più da vicino.
Asl 1 di Sassari
- Ospedale Civile G. A. Alivesi – Ittiri; Non ha pronto soccorso, la struttura è in fase di ristrutturazione per diventare un Ospedale di Comunità con l’obiettivo di potenziare i servizi territoriali e la medicina di prossimità.
- Ospedale Civile Alghero – Ospedale generale, Pronto Soccorso attivo e operativo, gestisce le emergenze sanitarie della zona. Si segnala la presenza del punto nascita.
- Ospedale Marino Regina Margherita – Alghero. Dal 2022, è passato da ATS all’AOU Sassari, al fine di migliorare le attività integrate nel campo dell’ortopedia, della traumatologia e della riabilitazione funzionali alle reti formative per le scuole di specializzazione, favorendo inoltre l’attivazione di un polo di sviluppo di rilievo regionale per le tecnologie chirurgiche ortopediche innovative nel campo della robotica. Attualmente sotto l’egida di AOU di Sassari ma dal 2026 è previsto il passaggio di gestione sotto la Asl 1 di Sassari.
- Ospedale Civile Thiesi – Ha un pronto soccorso attivo, gestisce le emergenze sanitarie locali. L’ospedale è in fase di ristrutturazione per essere trasformato in Ospedale di Comunità
- Ospedale Segni di Ozieri – pronto soccorso attivo, garantisce interventi terapeutici di base, accertamenti diagnostici e stabilizzazione dei pazienti. Si segnala il reparto di Oculistica.
Asl 2 della Gallura
- Ospedale Giovanni Paolo II – Olbia: Hub multi-specialistico, è il principale presidio della Asl 2 ospedale generale con pronto soccorso, punto nascite e pediatria ed è centro trasfusionale.
- Ospedale Paolo Dettori – Tempio Pausania: ospedale generale con servizi di base e con 20 posti per l’Ospedale di Comunità;
- Ospedale Paolo Merlo – La Maddalena: ospedale generale con pronto soccorso e 10 posti per l’Ospedale di Comunità.
Asl 3 di Nuoro
- Ospedale San Francesco – Nuoro: Hub multi-specialistico, è il principale presidio della Asl 3. È un ospedale generale, ha pronto soccorso ed è centro trasfusionale.
- Ospedale Cesare Zonchello – Nuoro: ospedale generale con servizi di base, prevalentemente ambulatoriali.
- Ospedale San Camillo – Sorgono: Ha un pronto soccorso attivo, nel 2023 è stato inaugurato il reparto di chirurgia programmata denominato “week surgery”.
Asl 4 dell’Ogliastra
- Ospedale Nostra Signora della Mercede – Lanusei: Hub multi-specialistico, è il principale ospedale della Asl 4, dotato di pronto soccorso, punto nascita, e centro trasfusionale.
Asl 5 di Oristano
- Ospedale San Martino – Oristano: Hub multi-specialistico e punto di riferimento per le attività di emergenza e urgenza.
- Ospedale Mastino – Bosa: è dotato di pronto soccorso e di struttura “Week Surgery” che effettua interventi chirurgici programmati di media e bassa intensità.
- Ospedale G.P. Delogu d Ghilarza: È ospedale di comunità, un presidio che congiunge l’ospedale per acuti alla rete territoriale di assistenza, effettua supporto alle cure non gestibili al domicilio. La struttura “Week Surgery” effettua interventi programmati di media e bassa intensità. Punto di primo intervento (PPI) che attualmente tratta solo i codici bianchi e verdi, i casi più complessi (codici gialli e rossi) sono indirizzati all’ospedale San Martino di Oristano.
Asl 6 del Medio Campidano
- Ospedale Nostra Signora di Bonaria – San Gavino Monreale: Hub multi-specialistico, è il principale ospedale dell’ Asl 6 e gestisce le emergenze mediante pronto soccorso. L’ospedale è coadiuvato dall’ospedale di Comunità di Guspini che offre assistenza a bassa intensità clinica anche continuativa e notturna e supporto per pazienti che non possono essere assistiti al domicilio.
Asl 7 del Sulcis
- Ospedale Sirai – Carbonia: Hub multi-specialistico, è il principale ospedale dell’Asl 7, gestisce le emergenze sanitarie tramite pronto soccorso.
- Ospedale CTO – Iglesias: è un Punto di primo Intervento (PPI), gestisce patologie urgenti a bassa intensità (bianchi e verdi) i casi più gravi vengono dirottati all’ospedale Sira di Carbonia.
- Ospedale Santa Barbara di Iglesias è un ospedale di comunità, casa della Salute con servizi specialistici, polo riabilitativo e Hospice.
Asl 8 di Cagliari
- Ospedale SS. Trinità – Cagliari: Hub multi-specialistico, centro di riferimento regionale per il trattamento di numerose patologie. Dotato di pronto soccorso.
- Ospedale Marino – Cagliari: Ospedale prevalentemente ortopedico, è in rifacimento per diventare un ospedale di comunità con 40 posti letto, ambulatori e altri servizi sanitari.
- Ospedale Roberto Binaghi – Cagliari. Centro Regionale Trapianti, Centro Sclerosi Multipla, e Centro Terapia del dolore.
- Ospedale Pediatrico Microcitemico “Antonio Cao” – Cagliari: è intitolato al Prof. Antonio Cao, pediatra, genetista e ricercatore di fama internazionale. È specializzato in oncoematologia pediatrica e malattie genetiche rare. Dal 2020, è stato trasferito sotto l’egida dell’Azienda Socio-Sanitaria n. 8 di Cagliari.
- Ospedale San Marcellino – Muravera Ospedale di comunità, con pronto soccorso per gestione di media e bassa intensità.
- Ospedale San Giuseppe Calasanzio – Isili Ospedale di Comunità, pronto soccorso. Centro uomo per il trattamento combinato di urologia e andrologia.
ARNAS BROTZU (AOB)
L’ARNAS BROTZU è una azienda di rilievo nazionale ed alta specializzazione riconosciuta come tale con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’08 aprile 2017.
L’ARNAS eroga assistenza sanitaria polispecialistica anche di rilievo nazionale nell’ambito dell’emergenza-urgenza in qualità di DEA di II livello dotato di strutture che attengono alle discipline più complesse della medicina dei trapianti e delle patologie oncologiche e pediatriche ed è identificata quale HUB di riferimento regionale per le reti di cura oncologica, trapiantologica e terapia del dolore.
L’ospedale porta il nome del Prof. Giuseppe Brotzu (1885 –1976), insigne scienziato sardo il cui nome è legato alla scoperta delle cefalosporine, e dal 2015 è organizzata in due presidi ospedalieri:
- Ospedale San Michele, (Brotzu) Inaugurato nel 1982 e riconosciuto Ospedale di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione, con particolare riferimento alla chirurgia dei trapianti. Dal 1996 è stato costituito in Azienda Ospedaliera Autonoma con funzioni di DEA di II livello.
- L’ Ospedale Oncologico A.Businco, inaugurato nel 1972, con funzioni di HUB regionale della rete delle malattie oncologiche.
- Dal 2020, il presidio ospedaliero pediatrico oncologico Microcitemico “A. Cao”, intitolato al Prof. Antonio Cao, pediatra, genetista e ricercatore di fama internazionale, è stato trasferito sotto l’egida dell’Azienda Socio-Sanitaria n. 8 di Cagliari.
Le aziende Ospedaliero – Universitarie
Le aziende universitarie sono sede delle attività assistenziali proprie della Facoltà di Medicina e Chirurgia, integrate con le altre attività istituzionali della didattica e della ricerca. Le A.O.U. sono strutture di alta specialità, hanno come scopo il perseguimento del più alto livello di assistenza attraverso l’attività di ricerca avanzata a fronte dei bisogni della popolazione in un processo che include la didattica come strumento di miglioramento continuo delle competenze di tutti gli operatori e in particolare dei soggetti in formazione;
L’Atto Aziendale in questo caso definisce, inoltre, le modalità attuative con le quali è garantito lo svolgimento integrato delle funzioni inscindibili di assistenza, didattica e ricerca ed in coerenza a tale ruolo è adottato d’intesa rispettivamente con il Rettore dell’Università degli Studi di Sassari e Cagliari.
AOU di Cagliari
- Policlinico Universitario Duilio Casula – Monserrato: Hub multispecialistico, è il principale presidio dell’AOU di Cagliari. È intitolato al dott. Duilio Casula, rettore dell’Ateneo Cagliaritano dal 1979 al 1991.Gatantisce prestazioni istituzionali all’azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari insieme all’Ospedale Civile San Giovanni di Dio. È attivo in città dal 1300, è anche visitabile come luogo di interesse culturale.
- Ospedale San Giovanni di Dio – Cagliari: noto anche come “Ospedale Civile” ospedale generale con servizi di base.
AOU di Sassari
L’AOU di Sassari è stata istituita con Deliberazione della Giunta Regionale n. 17/2 del 27 Aprile 2007, è una azienda Ospedaliero – Universitaria integrata con l’università di Sassari. Ha due presidi ospedalieri:
- Ospedale Civile Ss. Annunziata – Sassari: è il principale presidio dell’AOU di Sassari, è centro di riferimento per la sclerosi multipla, e altre patologie neurologiche. Ha il un pronto soccorso e punto nascita con terapia intensiva neonatale. Dal 2016 il P.O. “SS. Annunziata”, presidio ospedaliero della ex ASL 1 di Sassari, è stato assorbito nell’AOU SS.
- Cliniche San Pietro di Sassari Hub multispecialistico di supporto all’attività didattica universitaria;
- Ospedale Marino Regina Margherita di Alghero Dal 2022, è passato da ATS all’AOU Sassari, al fine di migliorare le attività integrate nel campo dell’ortopedia, della traumatologia e della riabilitazione funzionali alle reti formative per le scuole di specializzazione, favorendo inoltre l’attivazione di un polo di sviluppo di rilievo regionale per le tecnologie chirurgiche ortopediche innovative nel campo della robotica. Attualmente sotto l’egida di AOU di Sassari ma dal 2026 è previsto il passaggio di gestione sotto la Asl 1 di Sassari.
E gli ospedali privati convenzionati?
In Regione sono diversi e tutti accomunati dal fatto che, pur avendo gestione privata, sono accreditati, per alcune specialità, con il sistema sanitario regionale e pertanto l’utente può considerare queste strutture al pari delle altre strutture sanitarie del panorama regionale e prenotare prestazioni sanitarie in convenzione con il sistema sanitario regionale.
Gruppo Korian (kinetika sardegna srl) (Città di Quartu, poliambulatorio e casa di cura; Casa di cura San Salvatore, poliambulatorio, casa di cura e centro di riabilitazione, Casa di Cura polispecialistica Sant’Elena poliambulatorio, casa di cura e centro di riabilitazione;
Policlinico Sassarere – Sassari del Gruppo Ospedaliero Leonardo
Mater Olbia Spa – Olbia Hub multispecialistico della Qatar Foundation Endownment e Fondazione Policlinico Agostino Gemelli, non ha pronto soccorso.
Casa di cura Madonna del Rimedio Spa– Oristano
Nuova Casa di Cura Srl – Decimomannu NU
Casa di cura Sant’Anna – Cagliari. Nasce negli anni 60 come clinica specializzata per il ricovero in ostetricia e ginecologia e nello stesso periodo si specializza anche per la geriatria.
AREUS
L’Azienda dell’Emergenza e Urgenza della Sardegna è stata istituita con la Legge Regionale n. 23 del 17 novembre 2014 con l’obiettivo di garantire, gestire e rendere omogeneo nel territorio della Sardegna il soccorso sanitario di emergenza-urgenza territoriale.
L’Azienda infatti gestisce il Servizio 118, Il Numero Unico Europeo 112, l’elisoccorso, il Numero Unico 116117 per le cure mediche non urgenti, il servizio di trasporto del sangue, i trasporti secondari tempo dipendenti e coadiuva le attività connesse con i trapianti mettendo a disposizione la logistica.
IZT
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale svolge attività di ricerca scientifica sperimentale veterinaria, di accertamento dello stato sanitario degli animali e di salubrità dei prodotti di origine animale.
[1] Legge regionale n. 24 del 11.09.2020 “Riforma del sistema sanitario regionale e riorganizzazione sistematica delle norme in materia. Abrogazione della L.R. 10/2006, della L.R. 23/2014 e della L.R.17/2016 ed ulteriori norme di settore”
26 maggio 2025
A cura di Chiara Prinzi
Dea, Hub o Spoke?
Quali sono i criteri che definiscono la rete ospedaliera territoriale? Come si stabiliscono il numero dei posti letto[1], le specialità presenti e i presidi di emergenza e urgenza? In alcune Regioni sembra difficile credere che esista una regola comune, eppure un regolamento nazionale uniforma su tutto il territorio italiano gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi delle strutture sanitarie dedicate all’assistenza ospedaliera.
Negli ultimi anni, profondi cambiamenti hanno interessato il settore sanitario, in particolare l’ambito ospedaliero, imponendo un costante processo di rinnovamento e di allineamento con le direttive europee. L’evoluzione normativa e la necessità di un uso più razionale delle risorse rendono indispensabile una riorganizzazione della rete ospedaliera secondo criteri precisi: la dotazione strutturale e tecnologica, il bacino di utenza e la complessità delle prestazioni erogate.
La politica sanitaria si trova oggi a gestire tre transizioni fondamentali. La prima è quella epidemiologica, che riguarda l’incidenza e la diffusione delle patologie nelle diverse aree geografiche. La seconda è demografica, legata all’inevitabile invecchiamento della popolazione. La terza è sociale, connessa ai nuovi bisogni emergenti di una società in continua trasformazione. Per affrontare questi mutamenti, il sistema sanitario è chiamato a ridefinire i rapporti tra ospedale e territorio, salvaguardando l’efficienza e l’efficacia delle cure, ma anche la centralità del paziente e l’umanizzazione dell’assistenza.
Il raggiungimento di questi obiettivi impone la costruzione di un sistema basato sia sull’integrazione tra i servizi ospedalieri e sulla continuità assistenziale tra ospedale e rete dei servizi territoriali per garantire che ogni paziente riceva la giusta cura, nel posto giusto, al momento giusto, evitando sia il sovraccarico degli ospedali più grandi, sia la frammentazione dell’assistenza sanitaria.
L’organizzazione della rete ospedaliera si basa sul modello Hub & Spoke, un sistema organizzativo che suddivide le strutture sanitarie in centri principali (Hub) e centri periferici (Spoke), con l’obiettivo di ottimizzare le risorse, migliorare l’efficienza e garantire ai pazienti il trattamento più adeguato in base alla gravità e complessità del caso.
La gerarchia di complessità delle strutture ospedaliere è legata al bacino di utenza del territorio di riferimento.
I presidi ospedalieri di base, (Spoke) con bacino di utenza compreso tra gli 80.000 e i 150.000 abitanti, sono strutture dotate di sede di pronto soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione
[1] Decreto Ministro della Salute 2 aprile 2015, n.70 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”
territoriale: Medicina interna, chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto alla rete h.24 come la Radiologia, l’emoteca e il laboratorio analisi.
I presidi ospedalieri di I livello, (Spoke) con bacino di utenza compreso tra i 150.000 e i 300.00 abitanti, sono strutture sede di Dipartimento di Emergenza Accettazione (DEA) di I livello, dotate delle seguenti specialità: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e traumatologia, Ostetricia e ginecologia, Pediatria, Cardiologia con Unità di terapia intensiva Cardiologica (UTIC), Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia. Per le patologie complesse come i traumi e lo stroke devono essere previste forme di consultazione e trasferimento dei pazienti presso centri di II livello.
I presidi ospedalieri di II Livello, (Hub) con bacino di utenza compreso tra i 600.000 e i 1.200.000 abitanti, sono strutture dotate di Dea di II livello. Queste strutture hanno al loro interno tutto quanto già previsto nei Dea di I livello e in aggiunta dispongono delle strutture che attengono alle discipline più complesse, nel rispetto del criterio prevalente di bacino di utenza, come a titolo di esempio: Neurochirurgia, Cardiologia con emodinamica, Rianimazione cardiochirurgica, chirurgia vascolare e toracica, Endoscopia digestiva ad elevata complessità, Medicina nucleare, Rianimazione pediatrica e neonatale.
Un elemento chiave dell’efficienza del sistema è rappresentato dalle reti integrate per patologia e tempo dipendenti, come quelle per l’ictus, l’oncologia o i trapianti o i politraumi, nei quali è fondamentale una risposta rapida e coordinata tra ospedale e territorio. Anche la rete dell’emergenza si basa infatti sul modello Hub & Spoke, dove le strutture si relazionano secondo livelli crescenti di competenza e risorse, garantendo che ogni paziente possa essere preso in carico nel luogo più adatto alla sua condizione clinica.
Tuttavia, la riorganizzazione ospedaliera non può prescindere dal rafforzamento della rete territoriale. La debolezza di quest’ultima incide negativamente sull’utilizzo appropriato degli ospedali, che rischiano di diventare l’unico punto di accesso per ogni esigenza, anche non urgente. Le strutture territoriali, come il medico di medicina generale o le case di comunità, devono invece svolgere un ruolo filtro, selezionando i casi che richiedono un ricovero ospedaliero e assicurando, al termine del percorso, il reinserimento del paziente in un contesto assistenziale idoneo: che sia una struttura intermedia, come le strutture di lungodegenza post acuzie, il domicilio ( ADI – assistenza domiciliare integrata) o il supporto di cure palliative specialistiche ( Hospice, Cure Palliative) ma anche le Rsa per anziani o persone non autosufficienti.
12 giugno 2025
A cura di Chiara Prinzi
Curarsi fuori dalla Sardegna: quando e come si ha diritto al rimborso
Non sempre è possibile ricevere cure sanitarie adeguate vicino a casa. In alcuni casi, i cittadini sardi si trovano nella necessità di spostarsi in altre regioni italiane o perfino all’estero, per ottenere prestazioni diagnostiche, terapeutiche o riabilitative non erogabili in Sardegna o non erogabili in tempi compatibili con le proprie condizioni di salute.
In queste situazioni, la Regione Sardegna riconosce la possibilità di ottenere un rimborso delle spese sostenute, ma solo a determinate condizioni e seguendo un preciso iter amministrativo.
La Legge Regionale n.26 del 1991 disciplina i criteri e le modalità per accedere all’assistenza sanitaria indiretta, ovvero quella che prevede il rimborso (totale o parziale) delle spese sostenute per cure ricevute fuori regione o all’estero. Il diritto al rimborso è riconosciuto solo se le prestazioni sanitarie non sono erogabili in Sardegna oppure se i tempi di attesa risultano incompatibili con le condizioni cliniche del paziente, tali da compromettere le possibilità di cura o aggravare la patologia.
Sono considerate spese rimborsabili le prestazioni sanitarie di diagnosi, cura e riabilitazione; il viaggio e il trasporto del paziente e, se autorizzato, dell’accompagnatore; il soggiorno, quando il trattamento non prevede un ricovero.
Il primo passo da fare è ottenere una autorizzazione preventiva da parte della propria ASL di residenza, attraverso l’Ufficio Ricoveri Fuori Regione. La domanda può essere presentata via PEC/mail o di persona allo sportello dedicato, prima dell’erogazione della prestazione sanitaria. È importante sapere che non verranno prese in considerazione domande di rimborso per prestazioni già erogate che non siano state precedentemente autorizzate.
Alla domanda di autorizzazione bisogna allegare ogni documento utile alla verifica dei requisiti di ammissibilità; ovvero in primo luogo un referto redatto da un medico specialista nella branca interessata in cui sia specificato in maniera chiara la prestazione/cura necessaria, la diagnosi o sospetto diagnostico, il quadro clinico e qualunque altra informazione che possa essere utile per la valutazione del caso; la certificazione attestante la data di prenotazione della visita/ricovero presso la struttura identificata fuori regione e l’eventuale documentazione attestante l’indispensabilità della presenza di un accompagnatore.
L’Ufficio Ricoveri fuori Regione ha dieci giorni di tempo dalla data di presentazione della domanda per valutare la richiesta e rilasciare un provvedimento di autorizzazione o un eventuale diniego motivato.
Una volta ricevuta la prestazione, il paziente può richiedere il rimborso delle spese sostenute compilando i moduli preposti e allegando la documentazione sanitaria rilasciata dalla struttura ospitante; le ricevute di pagamento, i titoli di viaggio, le attestazioni di presenza dell’accompagnatore, nonché ogni altro documento utile alla verifica dei requisiti di rimborso.
La ASL, verificata la regolarità della documentazione, procede al pagamento entro sessanta giorni.
La legge regionale prevede anche rimborsi per prestazioni effettuate all’estero, inclusi i Paesi Extra Unione Europea. Sono previste anche deroghe per situazioni di urgenza e contributi straordinari, ad esempio per il trasporto della salma o per spese eccezionali, ma sono previsti anche rimborsi chilometrici a fronte di prestazioni specialistiche erogate in strutture ospedaliere dell’isola.
Ogni Asl può prevedere modulistiche e procedure operative specifiche. Per evitare errori o ritardi, è sempre consigliabile consultare il suto internet della propria ASL di appartenenza o rivolgersi direttamente all’Ufficio Ricoveri Fuori Regione competenti per ricevere assistenza personalizzata.
08/07/2025
A cura di Chiara Prinzi
Tetti di spesa: cosa sono e perché la Regione Sardegna ha deciso di ampliarli
Nel complesso mondo della sanità, si parla spesso di “tetti di spesa“, ma non tutti sanno cosa siano esattamente e quale impatto abbiano sulla vita quotidiana dei cittadini. I tetti di spesa rappresentano, in sostanza, il limite massimo che ogni Regione può rimborsare alle strutture sanitarie private accreditate per le prestazioni erogate in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
Queste strutture private accreditate – come laboratori di analisi, poliambulatori o ospedali – su indicazione della Regione di riferimento, si impegnano ad erogare ai cittadini le prestazioni per le quali sono stati accreditati secondo quantità prestabilite. Finché si resta all’interno del tetto di spesa concordato, le prestazioni sono accessibili per l’utente con le stesse modalità del pubblico, quindi gratuitamente o con il pagamento del solo ticket. Ma una volta raggiunto il limite stabilito, la struttura non può più erogare quelle prestazioni in convenzione. Da quel momento, i cittadini possono continuare a rivolgersi alla stessa struttura, ma solo in regime privato, quindi a pagamento.
Questo meccanismo, previsto già dal 2012[1], ha l’obiettivo di razionalizzare la spesa pubblica e garantire un uso più efficiente delle risorse disponibili, in particolar modo in relazione alle strutture private convenzionate.
Negli ultimi anni, però, la situazione è cambiata. A partire dal 2020, la pandemia da Covid-19 ha contribuito al declino della rete sanitaria lasciando pesanti strascichi: milioni di visite ed esami sono stati rimandati, le strutture pubbliche si sono trovate a corto di personale e l’età media della popolazione continua ad aumentare. Tutto questo ha contribuito a gonfiare le liste d’attesa, al punto da spingere molti cittadini a rinunciare alle cure. Una condizione grave, emersa anche grazie all’attenzione mediatica di alcuni programmi televisivi che hanno mostrato come, in certe regioni, si possa arrivare ad attendere anche anni per una visita specialistica o un esame diagnostico.
Per far fronte a questa emergenza, il Governo ha varato nel 2024[2] una norma che prevede una serie di interventi straordinari per la riduzione deli tempi delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie, tra cui lo stanziamento di fondi aggiuntivi destinati proprio ad ampliare i tetti di spesa. L’idea alla base di questa scelta è semplice: laddove le strutture pubbliche non riescano da sole a smaltire le liste d’attesa, si può chiedere supporto ai privati convenzionati, purché la Regione possa contare su risorse aggiuntive per rimborsare le prestazioni erogate. Il fine resta sempre quello di garantire ai cittadini il diritto alle cure, senza perdere di vista l’equilibrio economico-finanziario del sistema sanitario regionale.
In questo contesto si inserisce la recente deliberazione Regionale[3], approvata dalla Giunta regionale della Sardegna guidata dall’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi. La delibera stabilisce una modifica dei tetti di spesa per l’acquisto da parte dell’Azienda regionale della salute (ARES) delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e ospedaliera dalle strutture private accreditate. Per il 2025, il tetto di spesa per l’assistenza ospedaliera era già stato fissato a poco più di 105 milioni di euro, mentre quello per la specialistica ambulatoriale ammontava a circa 65,7 milioni. Le stesse cifre erano previste, con un lieve incremento, anche per il 2026.
Ora, grazie a questa nuova delibera, viene stanziato un ulteriore contributo complessivo di 7,5 milioni di euro, da suddividere equamente tra i due comparti: 3,75 milioni in più per l’assistenza ospedaliera e altri 3,75 milioni per la specialistica ambulatoriale, sia per il 2025 che per il 2026.
Tradotto in termini concreti, questo significa che le strutture convenzionate avranno la possibilità di continuare a offrire prestazioni sanitarie in regime di convenzione anche dopo aver raggiunto il precedente limite di spesa. ARES, come ha già fatto in passato, definirà i nuovi limiti di spesa nel rispetto dei criteri utilizzati per la quantificazione dei budget precedentemente assegnati comunicandoli alle singole strutture interessate. Per i cittadini, ciò si traduce in un accesso più ampio ai servizi sanitari senza dover necessariamente ricorrere al privato a pagamento. In altre parole, le liste d’attesa potrebbero accorciarsi, e le prestazioni oggi difficili da ottenere nel pubblico potrebbero essere più facilmente garantite tramite i privati convenzionati, sempre a tariffe coperte dal Servizio Sanitario Regionale.
Questa è solo una delle azioni previste dal D.L 73/2024 per la riduzione dei tempi sulle liste d’attesa, resta ora da vedere quale sarà l’effettivo impatto di queste disposizioni. Una cosa è certa: in tempi di grande incertezza e difficoltà di accesso alle cure, ogni iniziativa che va nella direzione del potenziamento dell’offerta sanitaria convenzionata rappresenta un segnale positivo.
[1] D.L. 95/2012, poi convertito in Legge 135/2012
[2] D.L. n. 73/2024
[3] DELIBERAZIONE N. 35/26 DEL 4.07.2025
14/07/2025
A cura di Chiara Prinzi
Hai già dato il consenso al Fascicolo Sanitario Elettronico?
È facile, utile, e importante. Eppure, al 31 marzo scorso solo il 42% degli Italiani ha autorizzato la consultazione dei propri dati sanitari contenuti nel Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)[1]. In Sardegna solo il 24%. Una percentuale decisamente bassa, se si considera il potenziale di questo strumento.
Il Fascicolo sanitario Elettronico è un archivio digitale personale e sicuro, che raccoglie nel tempo prescrizioni, referti esami, lettere di dimissione e altri documenti clinici. Per dare il consenso è sufficiente accedere al proprio FSE tramite SPID e attivare l’opzione di condivisione.
È indubbiamente una comodità per il cittadino: tutto è consultabile online, anche tramite app in ogni momento, anche referti o prescrizioni di anni passati, spesso dimenticati o difficili da recuperare. Non sarà più necessario dover ritirare il risultato degli esami, sarà possibile scegliere e revocare il medico di base, richiedere o variare l’esenzione per patologia, malattia rara, invalidità e reddito. Se si acconsente alla condivisione dei dati, Il FSE può diventare uno strumento fondamentale per migliorare l’accesso e la qualità delle cure, rendendo più efficace la presa in carico del paziente. Pensiamo ad esempio a un’emergenza; sapere subito se una persona è allergica ad un farmaco, che terapia segue o che gruppo sanguigno ha può fare la differenza in un pronto soccorso. Anche nella quotidianità il FSE è utile: il medico di medicina generale può visualizzare in autonomia gli esiti degli esami prescritti, senza doverli richiedere al paziente. La condivisione dei dati può essere gestita, è possibile infatti tenere riservate determinate informazioni.
Secondo i dati nazionali, il 95% dei Medici di medicina generale e dei Pediatri di Libera scelta ha effettuato almeno una operazione su FSE negli ultimi sei mesi. In Sardegna si arriva al 100%.
Uno degli strumenti più utili all’interno del Fascicolo è il Patient Summary, un profilo sanitario sintetico redatto dal medico di base o dal pediatra. In poche righe, questo documento raccoglie le informazioni cliniche più rilevanti del paziente: terapie in corso, allergie, patologie principali, gruppo sanguigno, eventuale presenza di pacemaker, ultimi accessi al pronto soccorso e molto altro. Purtroppo, oggi solo il 5% di questi profili risulta compilato.
Il FSE permette di agganciare a quello dei genitori anche i profili dei minori, previa richiesta da inoltrare agli Uffici Scelta e Revoca della propria ASL o nelle farmacie abilitate.
Per promuovere la digitalizzazione Il Governo ha destinato 1,38 miliardi di euro del PNRR al potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. L’obiettivo è garantire una diffusione omogenea e un accesso equo su tutto il territorio nazionale, sia per i cittadini che per gli operatori sanitari.
Una parte consistente della Missione 6 è dedicata proprio alla trasformazione digitale della sanità, attraverso progetti come FSE 2.0, la telemedicina e la digitalizzazione della cartella clinica.
In Sardegna, il Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, insieme al Ministero della Salute e a quello dell’Economia e delle Finanze, ha stanziato oltre 20 milioni di euro. La metà è destinata al potenziamento delle infrastrutture digitali esistenti; l’altra metà, altrettanto cruciale, è riservata alla formazione e all’aggiornamento delle competenze dei professionisti sanitari.
La digitalizzazione in sanità è una sfida culturale, prima ancora che tecnologica. Far comprendere i vantaggi del digitale, formare i cittadini al digitale, è un passaggio fondamentale per la riuscita del progetto di costruire una sanità più efficiente.
Monitorare i dati sanitari della popolazione, anche attraverso il FSE, permette alle Istituzioni Sanitarie, sia Regionali che Nazionali, di sviluppare politiche di prevenzione più mirate, anticipare scenari epidemiologici, intercettare bisogni emergenti e orientare l’organizzazione dei servizi su base territoriale.
Entro il 30 giugno 2026, tutte le Regioni dovranno garantire la piena adozione e diffusione del FSE 2.0. Ogni struttura sanitaria, pubblica o privata (accreditata o autorizzata), dovrà essere in grado di inviare i documenti clinici al Fascicolo, rendendolo uno strumento completo e aggiornato.
La trasformazione digitale della sanità è già in corso da tempo, ma per diventare davvero efficace richiede il coinvolgimento attivo di tutti, operatori e cittadini. Oggi, però, una parte della popolazione non è ancora adeguatamente preparata, e mancano strumenti concreti di formazione e supporto per accompagnare questo cambiamento. Eppure, si tratta di un processo che avanza velocemente e che può portare benefici reali per l’intera collettività.